Inuyashiki – L’ultimo eroe: quando la fantascienza diventa critica sociale

Inuyashiki: L’uomo dietro il robot

Inuyashiki recensione

Ichiro Inuyashiki è un uomo di 58 anni che porta male gli anni. Non si sente realizzato e percepisce di non essere più apprezzato dalla sua famiglia: la moglie e i due figli, in particolare la figlia adolescente Mari. Dubita persino che gli vogliano ancora bene. La sua vita sembra scivolare nell’indifferenza, come se fosse un’ombra nella sua stessa casa.

Un incontro inquietante

Un giorno, tornando a casa con il figlio, vedono un uomo in pericolo contro dei malviventi. Nessuno interviene, nemmeno Ichiro, scoraggiato dall’indifferenza del figlio. Più tardi, Ichiro scopre di avere un cancro terminale e gli resta poco da vivere. La sua vera paura? Che alla sua famiglia non importi della sua morte. Teme che non piangeranno nemmeno, una paura che lo spaventa più della morte stessa.

Un incidente che cambia tutto

La sera, al parco, Ichiro viene colpito da qualcosa di extraterrestre insieme a un giovane ragazzo. Gli alieni, durante una ricognizione, distruggono accidentalmente i corpi dei due e, per evitare problemi con i superiori, li ricostruiscono con la loro avanzatissima tecnologia. Quando Ichiro si risveglia, il cancro è scomparso, ma lui non è più umano: è diventato un robot alieno con la sua mente ancora intatta.

Le nuove abilità di Ichiro

Scopre le sue nuove abilità quando difende un senzatetto da dei teppisti. Nonostante la goffaggine, Ichiro riesce a sconfiggerli grazie al suo scheletro robotico che gli permette di collegarsi alla rete, emulare funzioni informatiche e prendere controllo dei social. Pubblica online le malefatte dei teppisti, rovinando la loro reputazione. Questo evento segna l’inizio di una nuova vita per Ichiro, che decide di usare i suoi poteri per salvare persone in difficoltà. La sua tecnologia avanzata gli permette persino di captare i lamenti delle persone che chiedono aiuto e di individuarli.

Hiroshi Shishigami: il lato oscuro dei poteri

Il giovane e inquietante Hiro

Il giovane Hiroshi Shishigami, anch’esso trasformato dagli alieni, scopre i suoi poteri ma li usa in modo molto diverso da Ichiro. Hiroshi, detto Hiro, cerca di far tornare a scuola un compagno di classe bullizzato, Ando, e gli mostra cosa è in grado di fare con la sua tecnologia. Può colpire uccelli e persone a distanza semplicemente emulando il gesto di una pistola, ha il controllo informatico, e può persino prelevare dai bancomat senza avere conti, semplicemente comunicando con le altre macchine.

Può addirittura volare, guarire malattie come il cancro, sterminare plotoni di polizia e squadre d’assalto, spostare macchine o tirare giù aerei semplicemente gesticolando, un po’ come faceva Sakata -il maestro-. Insomma, Hiro è un vero e proprio dio sceso in terra.

Un gioco pericoloso

Hiroshi sembra completamente distaccato da ciò che gli sta accadendo, si comporta come nulla fosse, in fondo questo gioco gli piace, ricorda un po’ Nishi. Malgrado si chiami Hiroshi, detto Hiro, appassionato di manga come One Piece, si commuove quando li legge, non usa i suoi poteri per salvare le persone, ma al contrario per ucciderle. Hiro sceglie casualmente delle case e uccide chiunque trovi al loro interno, anche i bambini, comportandosi come un bambino che ammazza formiche.

Curioso che da una parte si commuova a vedere le gesta eroiche dei personaggi benevoli nei manga, e poi nella realtà faccia esattamente l’opposto. Uccidere è l’unica cosa che lo fa sentire vivo.

Un’opera tra manga e anime

Dal manga all’anime

“Inuyashiki” di Hiroya Oku è un manga del 2014 composto da 10 volumi, pubblicato in Italia da Panini. L’anime, prodotto da MAPPA nel 2017, adatta tutti i capitoli del manga in 11 episodi ed è disponibile su Prime Video. La regia di Shuhei Yabuta e le animazioni di Keiichi Sato, con le musiche di Yoshihiro Ike, rendono giustizia all’opera, nonostante l’uso estensivo di CGI. Le sigle poi sono belle, c’è poco da dire!

Velocità e perdita di dettagli

Tuttavia, l’anime perde alcune delle sfumature del manga a causa del ritmo veloce, che a volte fa perdere l’enfasi degli eventi. Le sensazioni trasmesse attraverso le pagine del manga, capaci di far venire la pelle d’oca, sono difficili da replicare in animazione. A questo si aggiunge la pretesa dell’anime di adattare tutti e 10 i volumi in soli 11 episodi, quasi una puntata per tankobon! Se è vero che Hiroya Oku ha uno stile molto pittoresco nel disegnare i capitoli, facendo largo uso di inquadrature, espressioni e sfondi -spesso anche reali-, permettendo quindi di trasporre molti capitoli del manga in un unico episodio dell’anime, è pure vero che l’anime rende così veloci gli eventi, che a volte ne fa perdere l’enfasi. Tal volta il senso di rush nell’anime è così forte che ci si annoia in qualche punto, cosa che a mio dire mai accade nel manga.

Tecnologia e umanità

La fantascienza realistica di Oku

Un tema ricorrente nelle opere di Oku è l’uso della tecnologia aliena che trasforma gli esseri umani in superumani. I corpi meccanici di Ichiro e Hiro sono simili alle tute nere di “Gantz”: amplificano le caratteristiche intrinseche dei personaggi. Ichiro, empatico e altruista, usa i suoi poteri per fare del bene. Hiro, invece, sociopatico sin da piccolo, li usa per uccidere.

Un aspetto che mi fa impazzire è il fatto che i corpi meccanici siano in grado di replicare e comunicare coi servizi di telefonia mobile, addirittura emulando l’interfaccia dei cellulari. Questi scheletri cibernetici alieni che i due protagonisti di Inuyashiki si ritrovano, in fondo non sono poi tanto diversi dalle tute nere dell’opera più famosa di Oku; una volta indossata la tuta nera di Gantz, i poteri dipendono dalla forza d’animo della persona, a prescindere da quali abilità avesse prima. Anche per i corpi meccanici di Inuyashiki la solfa è più o meno quella.

Malgrado i corpi, i due protagonisti esprimono la loro natura: Ichiro ha sempre voluto aiutare la gente e fare del bene, è sempre stato empatico, soffre nel profondo nel vedere le ingiustizie anche di illustri sconosciuti. Al contrario, Hiro mostrava sin da piccolo segnali di natura sociopatica; uccideva gli animali per divertimento, un giorno vide un uomo finire sotto le rotaie, questo evento lo fece ossessionare alla morte, sognava di uccidere. I loro corpi meccanici in fondo li hanno solo messi nelle condizioni di poter esprimere il loro modo di essere!

Il ruolo dei social

La critica ai social media

Un tema ricorrente nelle opere di Oku è il cinismo dei social media, dove vediamo scorrere commenti pieni di indifferenza e cattiveria scritti da persone nascoste dietro un nickname. Una delle mie parti preferite di Inuyashiki è quando Hiro, ormai conosciuto dal Giappone intero per la sua follia omicida, vede la propria vita e quella della madre scandagliata dai media. Tutto ciò che è loro viene diffuso, spogliati della propria vita e di tutte le vicende familiari, vengono letti persino gli annuari delle elementari di Hiro. Questo porta la madre di Hiro a suicidarsi per la vergogna e il dolore. Hiro legge i commenti di disprezzo contro la madre su nichannel, un famoso forum giapponese in cui è possibile postare nel totale anonimato.

I commentatori incolpano la povera madre di Hiro per ciò che lui è diventato, ridono del suo dolore ed esultano alla sua morte. Le abilità di Hiro gli permettono di individuare questi commentatori anonimi, di collegarsi ai loro dispositivi e di ucciderli a distanza. I commentatori mostrano un cinismo ed una cattiveria che in questo punto fanno quasi venire voglia di fare il tifo per Hiro.

Considerazioni finali

Problemi di adattamento

“Inuyashiki – L’ultimo eroe” non è evidentemente una serie perfetta, tuttavia quanto agli eventi finali trovo che sia proprio il punto in cui il rush dell’anime crei problemi. Mi riferisco alla parte dell’asteroide. La narrazione è così veloce che sembra che a nessuno freghi della fine del mondo. Nel manga invece c’era la giusta gradualità, e si percepiva la paura e l’angoscia. Divertente in entrambi i media la presenza dell’allora Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che in occasione dell’armageddon, conscio ormai della fine ineluttabile, si spoglia di tutta la sua pochezza.

Il live action

Esiste anche un live action del 2018, inedito in Italia, in cui Kanata Hongo, che ha interpretato Nishi nel live action di “Gantz”, interpreta Ando. Un dettaglio interessante per gli appassionati. Kanata Hongo, che ha anche doppiato Ando nell’anime, mostra una versatilità impressionante.

Conclusione

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City Hunter: Il Live Action di Netflix [RECENSIONE]

City Hunter e le trasmissioni su Teleregione e 7 Gold, più gli altri adattamenti live action.

city hunter netflix recensione

La serie animata su Teleregione

City Hunter: Alla fine degli anni 90 tra il 1997 e il 1999 quando avevo 11 e 13 anni, bazzicavo spesso su “Teleregione”, un canale regionale che passava qui in Puglia. Come molte televisioni locali teleregione aveva una sorta di gemellaggio con alcune televisioni del Nord. Canali regionali che non c’erano sulle nostre frequenze qui al Sud e quindi c’erano delle fasce orarie in cui Teleregione trasmetteva ciò che andava in onda su “Italia 7”.

Italia 7 la sera verso le 20 o giù di lì trasmetteva City Hunter! Ed è di lui che parlerò in questo articolo (a proposito mi scuso per l’assenza, mi rendo che sono passati 2 mesi da quando ho fatto il riassuntone a tutta la saga di Tremos!)
Tornando a City Hunter su Teleregone da Italia 7; mi bastarono pochi episodi per innamorarmi della serie e non c’era una sera che io non mi mettessi davanti alla TV per guardarlo. Storia già sentita no?

Però aspetta perché c’è un fatto! Che teleregione mandava City Hunter in onda ciclicamente.

Teleregione city hunter

Trasmetteva tutta la serie (che per inciso erano 114 episodi suddivisi in due serie) e appena finito, il giorno dopo ricominciava dall’episodio 1 fino di nuovo all’ultimo episodio, e poi di nuovo dall’episodio 1; ed io seguivo tutti i cicli, non c’era un episodio che io non avessi visto tre quattro volte, perché poi a volte c’erano anche le repliche al mattino, quindi c’erano anche dei periodi in cui lo guardavo la mattina prima di andare a scuola.

La mia ossessione per quest’anime

Ci sono puntate che avrò visto decine di volte! La cosa allucinante è che quando saltavano per errore un episodio (e io lo sapevo perché di solito i casi di City Hunter erano suddivisi in due parti!) o quando mandavano in onda per errore l’episodio del giorno prima (e sta cosa succedeva spesso!), non è che poi l’episodio saltato lo rimettevano il giorno dopo eh… no! Era perso! E per recuperarmelo dovevo attendere tutto il ciclo affinché loro tornassero di nuovo a trasmettere quella puntata.

Ero ossessionato da City Hunter, mi divertiva per la sua comicità mi faceva battere il cuore con quel velo sentimentale che aleggiava tra i due protagonisti, le musiche mi facevano impazzire (mi fanno impazzire ancora oggi!). Mi mettevo ogni sera davanti alla TV sintonizzato su Teleregione. Ed era un casino perché a volte la programmazione ritardava di 5-10-20 minuti, a volte saltava e io io stavo lì ad aspettare che finissero le televendite, le pubblicità di Padre Pio, le solite quattro puntate del cartoon della Warner che mandavano a ripetizione o gli episodi di “Very Strong Family” prima che si trasferisse su Telenorba.

City Hunter è stato anche il mio primo manga quello che mi ha fatto scoprire cosa sono i manga; un giorno mia cugina (che anche lei lo seguiva) si presenta con un fumetto di City Hunter comprato all’edicola, quelli della Starlight! Ce li ho ancora! Era strano si leggeva al contrario. Creta e Hunter si chiamavano Ryo e Kaori e non capivo perché.

Se devo pensare agli anime di cui mi sono innamorato City Hunter è stato certamente il primo, poi ne sono venuti altri ma ancora oggi quando mi faccio il rewatch delle serie storiche realizzate da Sunrise (è da qualche anno che non lo faccio dovrei rimediare!) oppure seguendo i recenti film d’animazione, la serie di Tsukasa Hojo (autore originale del manga) è ancora capace di farmi provare certe sensazioni e di farmi salire qualche brivido sulla schiena.
Da poco su Netflix è uscito il film Live Action: sarà riuscito a farmi entrare nel Mood del vero City Hunter?

Il live action di Netflix

Diretto da Yuichi Sato e scritto da Tsuro Mishima, è una produzione Netflix e HoriPro. Il film si apre introducendo il protagonista Ryo Saeba detto City Hunter (nel doppiaggio ITA delle prime serie dell’anime faceva proprio di nome Hunter). Ryo ha una agenzia insieme a questo socio Hideyuki Makimura (nel doppiaggio ITA dell’anime era Jeff). Makimura è un ex poliziotto e i due praticamente sono dei cacciatori metropolitani.

Ryo e Makimura accettano casi particolari che di solito hanno a che vedere con gli ambienti malavitosi di Shinjuku dove sono ambientati il film e la serie e vengono assoldati attraverso le lettere XYZ scritte su una lavagnetta pubblica. Ryo è un donnaiolo da strapazzo ma sul campo di battaglia è intrepido e inarrestabile, un tiratore perfetto. Che cosa succede? Che mentre loro stanno cercando su commissione questa influencer che era scomparsa, Makimura il socio di Ryo, indaga su una droga che era stata impiegata in guerra attraverso degli esperimenti che aumentano la forza delle persone per poi causarne il decesso solo dopo poche ore.

Ryo Saeba e Makimura

Makimura ha questa sorella Kaori (nell’anime italiano era Creta) a cui deve rivelare che ella in realtà non è davvero sua sorella ma fu adottata dal padre di Makimura il quale era un poliziotto che l’aveva presa con sé dato che, aveva abbattuto sul campo il vero padre di Kaori, che era un criminale.
Tuttavia un attimo prima che Makimura le riveli tutto, viene ucciso da uno di questi tizi che aveva per l’appunto assunto quella droga, la Angel Dust o se preferisci la polvere degli Angeli; e qui possiamo subito notare come il film riprenda la sottotrama principale del manga.

Infatti il manga è strutturato a casi ma il filo comune che lega tutta la serie è per l’appunto l’angel dust, un po’ come l’organizzazione nera in Detective Conan. Probabilmente non dirà nulla a chi ha seguito solo il cartone animato, poiché infatti l’anime all’epoca realizzato da Sunrise e trasmesso da Yomiuri TV, epurò completamente tutta la sottotrama della polvere degli Angeli.
Quindi Ryo insieme a Kaori che di fatto diventa la nuova socia di City Hunter, più l’aiuto di Saeko (nel doppiaggio nostrano era Selene o talvolta Selena a seconda dell’umore degli adattatori italiani), che è una bellissima detective che spesso collabora / sfrutta Ryo Saeba!

Insomma Ryo e Kaori con l’aiuto di Saeko vanno alla ricerca di Kurumi, l’influencer, per tirarla fuori dai guai e proteggerla ma anche per trovare la connessione con l’angel dust, scoprire chi ha fatto uccidere il fratello di Kaori e vendicarlo. Questa è la trama di City Hunter di Netflix, ma facciamo un passo indietro!

I precedenti adattamenti

City Hunter (1993): Hong Kong

City Hunter con Jackie Chun

Il live Action di Netflix non è il primo film di City Hunter con attori in carne d’ossa. In realtà erano stati già realizzati due film e una serie TV dell’opera di Hojo dai più disparati paesi, e adesso li andremo ad analizzare un attimino.

Partiamo col primo live action realizzato in assoluto su City Hunter, si tratta di una pellicola hongkonghese del 1993City Hunter – Il film” per la regia di Wong Jing con protagonista Jackie Chan, che non credo abbia bisogno di presentazioni, il quale è appunto City Hunter, più Joey Wong nei panni della Socia; la Wong interpretava la co-protagonista della saga di fine anni 80 Storie di fantasmi cinesi.

Quindi City Hunter del 1993, che dire? L’ho visto due volte questo film. Una quindicina di anni fa in italiano e poi in queste settimane in originale. Della prima visione non ricordavo assolutamente nulla. L’unica cosa che ricordavo di questo film era una sensazione. Ricordavo la fatica che avevo fatto la prima volta per arrivare alla fine questo. City Hunter realizzato in Hong Kong non c’entra veramente una mazza con l’opera di Hojo. In realtà è un film di City Hunter con Jackie Chan dentro che usa il Kung Fu.

Diciamo che è difficile evidentemente entrare nelle atmosfere comiche di questo tipo di commedie di arti marziali di quell’epoca. Il film secondo me ha una costruzione che annoia sin da subito e poi diciamo a tre quarti ti spara qualche coreografia niente male (vabbè è pur sempre Jackie Chan!) e poi c’è qualche siparietto divertente, c’è anche un citazione a Street Fighter che consiglio di recuperare assolutamente su YouTube… e per il resto si arriva a fatica alla fine, e ripeto non c’entra niente.

City Hunter (2011): Corea del Sud

Lee min ho drama coreano

Nel 2011 viene trasmessa una serie live action drama di produzione sudcoreana, basata su City Hunter e diretta da Jin Hyeok! Ora hai presente quando prima ho detto che il film hongkonghese con Jackie Chan non c’entrava niente?

Ecco, no! Quello qualcosina in fondo in fondo di City Hunter ce l’aveva, un frammento dell’opera originale si poteva intravedere. Questo drama di City Hunter ha veramente solo il nome, non c’è davvero niente ma niente che si può ricollegare all’opera di Hojo se non il titolo. Nomi diversi, storia completamente diversa, acconciature e vestiari lontanissimi.

Iil protagonista della serie, interpretato da un ancora acerbissimo Lee Min ho (che sarebbe quello della serie di Apple “Pachinko  -La moglie coreana”) più che Ryo Saeba ricorda Light Yagami… Aggiungici che non è un Don Giovanni, non fa i casi, non ha la socia gelosa, niente, questo drama coreano è un semplice mix d’azione.

Qualitativamente è così così, si fa guardare, simpatico, arrivati a metà ci si può anche appassionare (anche se ahimè ha un finale affrettato e a tratti inconcludente!), ma davvero questa serie TV coreana non c’entra niente. Un tizio lo potrebbe guardare e mai ricollegarlo a City Hunter (se non per il fatto che venga citato “city hunter”).

Cuty Hunter et le parfum de Cupidon (2019): Francia

Il secondo film realizzato su City Hunter non è asiatico ma francese scritto e diretto da Philippe Lacheau e intitolato “Nicky Larson e le parfume de cupidon“Nicky Larson?” ti starai chiedendo. Sì sì, si chiama Nicky Larson perché in Francia City Hunter fu re-intitolato così, quindi Ryo Saeba è diventato Nicky Larson (già l’Italia non era assolutamente l’unico paese che occidentalizzava i nomi!).

phillippe lacheau nicky larson

E com’è questo live action francese? ….niente male! Philippe Lacheau che tra le altre cose interpreta proprio Ryo Saba, cioè Nicky Larson, dimostra di conoscere molto bene l’opera di Hojo e confeziona una commedia d’azione indubbiamente divertente con anche buone tecniche di regia.

Certo i costumi quelli di Ryo e Falcon sono un po’ una carnevalata, ma il tutto è molto in salsa City Hunter; Umibozu o Falcon è identico… però, non lo so, io non lo sento qui City Hunter!

Cioè mi spiego è fedele, lo spirito bene o male è quello, diciamo che prende di più la parte demenziale di City Hunter anche se non manca qualche elemento drammatico un po’ forzato. E ribadisco che si vede che Lacheau conosce la serie, credo ne fosse un grande fan e ha fatto un lavoro divertente, tra l’altro ci sono anche dei suoni presi dall’anime e addirittura alcune OST dell’anime storico.

C’è addirittura una delle canzoni, perché City Hunter aveva un reparto di song che si sentivano spessissimo durante le scene d’azione. Una più bella dell’altra!E qui si sente footsteps una delle famose e più belle. Quindi, per me è promosso! Mettamente migliore di quello realizzato in Hong Kong, però non posso dire di aver provato le sensazioni dell’opera originale, e perché dico questo? Perché la versione di Netflix diretta da Sato invece ci è riuscita!

L’incarnazione di Netflix

Perché ha preso il cuore dell’anime e manga e lo ha portato sul piano fisico ma senza renderlo troppo posticcio e riuscendo a ricreare tutti quegli elementi che costituiscono generalmente la natura degli episodi di City Hunter riuscendo a creare quelle medesime atmosfere. Faccio un esempio; di solito il canovaccio dell’opera originale è Ryo e Kaori che vengono assunti per proteggere una donna da qualche malintenzionato.

Di solito questa donna ha una vita privata da condurre, spesso ha un lavoro particolare. E cosa succedeva nel manga e nell’anime? Che Ryo e Kaori entravano nella vita della protetta e questo era molto interessante perché dava vita a situazioni estremamente divertenti e sempre diverse da ogni episodio.

Ryo Saeba alla fiera cosplay nel film live action di City Hunter

Qui nel live action succede: Ryo e Kaori trovano Kurumi la ragazza che dovevano cercare e proteggere, lei fa l’influencer, infatti è una famosa cosplayer e deve partecipare a questo evento di cosplay, e si creano queste situazioni in perfetto stile City Hunter. Io ho davvero sentito l’opera di Hojo, qui tra l’altro oltre ad esserci delle gag che fanno sbellicare tipo quella degli otaku (cercando di non entrare troppo nel dettaglio per non fare spoiler…) hanno pure usato l’escamotage dell’evento cosplay per inserire elementi che nel film sarebbero risultati improponibili (se si ha la pretesa di portare la storia su un
piano un minimo realistico!).

Ma adesso passiamo al lavoro più convincente del film. Parlo ovviamente della scrittura e della messa in scena del personaggio di Ryo interpretato da Ryohei Suzuki che ha fatto un lavoro mostruoso. Lui è sempre stato un grande fan di City Hunter.  Sognava di interpretarlo. La mia insegnante di giapponese su Italki con cui ho avuto delle piacevoli discussioni sul film (e che mi ha fatto anche scoprire la versione francese) mi ha mandato delle interessanti interviste fatte a Suzuki dove si percepisce la passione con cui ha fatto questo ruolo ma anche di come conoscesse bene l’opera di Hojo.

Innanzitutto mi piace che abbiano fatto un compromesso fra la fedeltà al manga/anime con il riadattamento per la riduzione cinematografica, quindi se da una parte vengono ripresi paro paro degli elementi quali la Mini Minor (o Mini Cooper) di Ryo, dall’altra le sue vesti vengono un po’ riadattate (benché comunque il vestiario di City Hunter non sia nulla di trascendentale).

Ryohei Suzuki come Ryo Saeba

Però io non ho percepito l’effetto carnevale come nella versione francese. Il Ryo Saeba di Ryohei Suzuki ha proprio quelle caratteristiche che aveva nell’anime e sono messe in scena in maniera funzionale. Tipo Ryo è un personaggio che passa dalla totale imbecillità, ad una serietà di ghiaccio con uno schiocco di dita o viceversa. Nel live Action c’è stata una scena che è quella della Mokkori Dance (chi l’ha visto sa di cosa sto parlando!) che m’ha fatto spaccare dal ridere! Perché è una scena seria che col cambio di sequenza passa all’idiozia in perfetto stile City Hunter e funziona, non si sente l’effetto kitch.

Ma è proprio l’equilibrio tra serietà e comicità che non tradisce le aspettative. il lato di Ryo di uomo forte invincibile anche se non lo è si sente. Nel film hanno messo l’accento esattamente dove andava messo, chi guarda il film senza aver mai seguito l’opera originale tutte queste cose le percepirà.

Ed è esattamente così che dovrebbe essere un live action tratto da un’opera animata o cartacea, non deve essere una roba adatta solo all’appassionato ma deve essere anche per chi non l’ha mai seguito, e non è tanto il discorso trito e ritrito che si sente tra appassionati, ovvero che poi il fruitore si avvicinerà anche al manga e anime.

Sì questa è una buona cosa, però il fruitore deve potersi immedesimare nel film senza aver bisogno di aver mai seguito l’opera originale o di aver bisogno di andarsela a recuperare, ho già fatto questo discorso in un mio video registrato per Youtube intitolato “Dragon Ball e One Piece non si possono fare in live Action: Sarà vero?” in cui vista l’imminente uscita del live Action di One Piece si discuteva se fosse possibile realizzare live Action tratti da manga e anime; la risposta ovviamente è ed è sempre stata .

Ryo Saeba nell'armeria con Kaori Makimura nel film di City Hunter

Tornando a City Hunter di Netflix tutta la costruzione del film riflette in pieno la struttura dei casi di City Hunter; c’è ad esempio una scena dove Ryo va nell’armeria con Kaori e poi si scatena contro la banda nemica usando armi e munizioni a profusione.
Anche questo fatto che lui passi da piano A, Piano B, piano C, mi sono sentito immerso in quel mondo ma senza avere la percezione di stare a guardare una sfilata di cosplayer.

Elementi ricorrenti dell’opera originale

Poi c’è anche un altro elemento ricorrente di Ryo nel manga e anime, ossia che quando qualcuno dei suoi viene rapito (di solito Laori o la protetta di turno) lui in realtà sa già dove è stata portata, perché le ha in precedenza attaccato di nascosto un GPS, oppure il fatto che lui abbia numerosi informatori malavitosi di shinjuku che lo conoscono e sanno che non gli devono rompere le scatole! Gli autori sono stati bravi anche a creare il legame tra Ryo e Kaori; c’è stata una sequenza drammatica con i vetri che ricorda molto una scena della serie mi ha proprio dato sensazioni assai simili.

Sato ha discretamente diretto la pellicola e ha egregiamente diretto gli attori e poi ottima la sceneggiatura di Mishima. Il personaggio di Kaori (interpretato da Misato Morita) mi ha convinto pure. Certo non si vede quella Kaori proprio incazzosa dell’anime (anche lei c’è in una di queste interviste con Suzuki, è davvero tenera!)

Quanto a Saeko, forse ecco è quello meno riuscito. Perché… io credo per una questione di tempo, ma forse addirittura anche per una questione di politically correct, non lo so, allora…

Saeko nel film diciamo che non combatte, sta un po’ dietro le linee gialle, e mi è venuto da ridere perché; le hanno dato la posa uguale uguale a quella del manga!! Ma il fatto è che ce l’ha sempre, addirittura cammina con la posa.

Quindi è un personaggio che rimane in disparte, anche perché è stato quasi eliminato il fattore sfruttamento. Spiego, Saeko è una bellissima donna, e secondo me qui non è stato messo l’accento sulla sua sensualità (fermo comunque restato che il film non deve per forza essere fedele al 100%), e comunque Saeko sfrutta la sua bellezza per far fare a Ryo tutto quello che lei vuole, tant’è che lei nell’anime deve a Ryo un sacco di favori sessuali, diciamo pagamenti in natura. Nel film c’è un accenno a questo, perché lo si può leggere dal cellulare di Ryo che Saeko ha questo debito con lui.

Però la cosa si chiude lì, non viene spiegata, e secondo me chi non ha seguito la serie non potrà arrivarci. Quindi insomma un personaggio che al momento sembra incompleto. Diciamo che questo forse è l’unico difetto che ho riscontrato, ma non perché non sia fedele, ma semplicemente perché penso che sia un personaggio che possa dare molto di più.

Politically Correct?

A me è venuto il dubbio; non è che non hanno voluto approfondire la cosa per questioni di politicamente corretto? Perché comunque è una donna che sfrutta il suo corpo per ottenere ciò che vuole. In realtà Saeko nel manga/anime al di là di questo, è anche descritta come un eccellente detective, spaccaculi sul campo di battaglia. Chissà magari nel secondo film mi daranno più soddisfazioni.

E parlando di politically correct arriviamo anche al nostro Hunter. Ryo infatti nell’anime e manga mette letteralmente le mani addosso palpandole a tradimento alle clienti, che di solito sono bellissime ragaze, ma anche a tizie che ferma per strada. Ovviamente sono gag giapponesi figlie del tempo, che di solito terminavano con lui che si beccava un calcio lì dove non batte il sole o una martellata in testa (un po’ come il maestro Muten, o Genio delle tartarughe, di Dragon Ball!). Qui però non ce n’è traccia, e sinceramente da un prodotto Neflix me lo potevo immaginare.

Un altro aspetto forse rimosso per lo stesso motivo, è il fatto che Kaori nell’opera originale venga spesso scambiata per un uomo. Lo stesso Ryo molte volte la prende in giro per questo motivo. Il dubbio che abbiano tolto questa cosa perché potrebbe ricadere nel bodyshaming, francamente mi è venuto.

Comunque in conclusione, per me il live action di City Hunter di Netflix è più che promosso, io mi sono divertito, mi sono appassionato, ho sentito City Hunter, ho provato quei brividi, e li ho riconosciuti! Consiglio di guardarlo sia a chi ha seguito la serie, sia a chi non l’ha mai seguita. Infatti è anche un aspetto che apprezzo, il fatto di poter essere apprezzato da qualunque tipo di spettatore.

Quando Dragon Ball Super NON ci spiega più le trasformazioni!

Oggi è uscito il capitolo 100 di Dragon Ball Super a colori, ricordiamo disponibile alla lettura online (quindi in scan) in maniera gratuita sull’applicazione MangaPlus in lingua inglese (quindi niente scan ita, ma solo scan eng).

Ma non è del capitolo 100 di cui voglio parlare in questo articolo, anzi, facciamo un passo indietro, torniamo al mese scorso, quando è uscito il capitolo 99!

Dragon Ball Super: Capitolo 99

Il capitolo 99 di Dragon Ball Super adatta la parte finale del film Dragon Ball Super: Super Hero, per inciso il momento in cui Gohan carica il colpo finale e si trasforma in Gohan Beast, mentre piccolo prende un sacco di botte da Cell Max; il 99 diciamolo pure è un capitolo che si legge tranquillamente, adatta una parte che in tutta sincerità già nel film trovavo un po’ pomposa.

Un esempio di atto finale di film d’animazione che non apprezzo molto. Toyotaro allunga un po’ il brodo come ha sempre fatto in questa saga, potrei dire che questo e i 2 capitoli precedenti avrebbero potuto tranquillamente starci in uno… Ma cos’è che mi aspettavo da questo capitolo, o meglio, qual era la mia speranza?

Per chi mi segue su Youtube dove pubblico video come Il Recensore Delirante, ricorderà che ne abbiamo parlato moltissime volte io e DEllO nelle live (a proposito domani sera saremo in live per parlare del 100° capitolo!), e cioè che speravamo di vedere una spiegazione alla trasformazione di Gohan e possibilmente anche a quella di Piccolo.

Spiegazioni, spiegazioni everywhere!

La spiegazione di Piccolo come tristemente sappiamo, non l’abbiamo avuta neanche nel manga, e in questo capitolo fa il debutto la trasformazione di Gohan Beast… Questa sorta di Super Saiyan 2, coi capelli che un po’ ricordano la fase della trasformazione del terzo livello nell’atto della trasformazione (insomma quando non avviene in un microsecondo), però i capelli del Beast sono bianchi, in più ci sono altre piccole differenze.

La forma dei capelli è quella che abbiamo visto durante il Cell game quindi il primo Super Saiyan 2 che abbiamo visto! Purtroppo questa cosa di non spiegare le trasformazioni è un andazzo che Dragon Ball Super ha preso all’incirca dall’arco di Black nell’anime. Precisamente da quando Trunks si trasformò in quella specie di Super Saiyan 2 con l’aura del Blue (?), trasformazione denominata Ikari (o Rage), insomma dell’Ira.

Trasformazione che poi non abbiamo visto invece nella controparte cartacea, e che non ebbe alcuna spiegazione nell’anime; da lì in poi il patatrac, perché và detto, prima di allora le trasformazioni erano sempre state spiegate, a prescindere che possano piacere o meno. Ad esempio il Super Saiyan God è stato spiegato! A me non piace la genesi del Super Saiyan God, proprio l’idea di base non l’apprezzo, però la spiegazione c’è.

Quando le Trasformazioni ce le spiegavano!

Anche il Super Saiyan Blue ne La resurrezione di ‘F’ o nella controparte animata è stato spiegato a suo modo. Possiamo tutto sommato dire lo stesso per Golden Freezer… ci sta (…nzomma) perché comunque Freezer è un alieno con abilità trasformanti (fa ridere a proposito che questo si scelga i colori da solo!).

In ogni caso, il punto è che prima venivano spiegate, poi ad un certo punto è cominciato questo andazzo dove alcune trasformazioni non hanno uno straccio di spiegazione o di minimo accenno intuitivo. E così è stato anche per Orange Piccolo e Gohan Beast nel film Super Hero, ed adesso anche nel manga. Peccato io mi aspettavo che Toyotaro le spiegasse un po’;

Sappiamo che il drago in seguito alla modifica di Dende ha risvegliato i loro poteri sopiti con tanto di bonus, ok… Però perché Piccolo / Junior diventa arancione così??? Perché Gohan assume questa forma e c’ha i capelli bianchi??? Niente, non lo sapremo mai, i tempi in cui Toyotaro aggiungeva le spiegazioni nel manga per rendere più chiari alcuni papocchi dell’anime sono forse finiti? (al di là di tutte le critiche che gli si possono e si DEVONO fare, non si può negare che a volte abbia “corretto” o riadattato in maniera più dragonballiana delle cose).

Ma ora voglio la vostra opinione ditemi cosa avete pensato di questo capitolo 99 di Dragon Ball Super, se l’avete letto e cosa ne pensate di quello che ho detto io. Vi sta bene che Gohan Beast non sia stato spiegato neanche nel manga? O anche voi avreste preferito una minima spiegazione come il sottoscritto? Fatemi sapere e Commentate. Ed inoltre ditemi la vostra anche sul capitolo 100, o partecipate alla live domani sera!

Cavernadiplatone: Dragon Ball GT – Riflessioni sul vecchio ed il nuovo

Dragon Ball GT – Il Recensore Delirante e Cavernadiplatone

Dragon Ball GT: Riflessioni sul vecchio e il nuovo (Super / Daima) e... Cavernadiplatone

Avantieri ho pubblicato un video nato in seguito ad uno scambio di commenti 1:1 con lo youtuber Cavernadiplatone (che seguo con simpatia da anni) sotto al suo video “Dragon Ball GT fa cabare” (dove caBare sta per caGare e l’anteprima riporta la scritta “la nostalgia ha un limite” con tanto di emoji cacchine su alcune immagini del GT, tra cui il povero Vegeta baffuto).

Tale video di Cavernadiplatone è uscito a pochi giorni dall’anteprima di Dragon Ball Daima.

E non è un caso che sia uscito dopo il trailer di Daima, perché esso ha ricevuto molte critiche di pancia e tanti paragoni con la serie GT (che ha subito una modesta rivalutazione negli ultimi anni, e ne parlerò più avanti), soprattutto per la questione Goku che torna bambino.

Quindi come accade sempre, succede che alcuni appassionati eseguano una “smitizzazione” del vecchio (in questo caso tutto quello che è stato prima di Super e Daima), riportandone i grossi difetti, per ricordare a chi critica il nuovo (Dragon Ball Super o Daima) che anche l’opera del passato non era perfetta, come ha certamente fatto qui Cavernadiplatone.

Goku e Vegeta bambini in Dragon Ball Daima

Smitizzare non è una cosa malvagia, anzi, tuttavia confesso di aver sempre storto il naso quando vedo che non si può criticare un’opera nuova di un brand del passato come Dragon Ball o pretenderne la qualità, senza che qualcuno ti faccia notare i problemi dei sequel precedenti, e non finiscia ovviamente (e succede sempre) di tacciarti come un nostalgico.

La replica di Cavernadiplatone

Premetto che io non ho avanzato alcuna critica a Daima, perché finché non vedo la narrazione non riesco ad esprimermi come si deve, anzi semmai ho avuto pensieri positivi sull’aspetto tecnico visivo. Comunque sia, esce questo video dello youtuber, ed io gli lascio il seguente commento: “anche andare a fare le pulci al vecchio (Dragon Ball GT) per far profumare il nuovo (Dragon Ball Daima) non è poi tanto meglio!”.

Cavernadiplatone (forse trovando il mio commento di natura provocatoria, anche se non lo era nelle mie intenzioni) non si fa attendere e mi risponde che devo “sucare”… Ehhh?!?!

Questo mi ha dato lo spunto per fare un mio video in cui espongo la mia riflessione e ove riprendo scherzosamente il nostro scambio di commenti : preciso, dato che ho ricevuto “solidarietà” da alcune persone che hanno trovato (evidentemente a ragione) offensiva la risposta del cavernone nazionale, che onestamente non me la sono presa, come si percepisce anche dal tono della mia video-risposta (che non è un dissing!). È poi anche possibile che Cavernadiplatone scherzasse…

Riflessioni – Il vecchio e il nuovo

Qui parte la mia riflessione che preciso si discosta dal video di Cavernadiplatone: questa è una cosa che vedo dai tempi di Dragon Ball Super, e qui siamo alla “reflexión” dell’articolo. Quando uscì Super, laddove si riscontrava un problema nell’animazione, nella storia, un’incongruenza, subito insorgevano i Paladini del controcorrente:

“Ah però anche nell’anime di Z c’era questo problema nell’animazione!”, “anche nel GT c’erano Le incongruenze!”, “E pure nel manga stavano un sacco di cacate!”

Ma anche se fosse mi devano andare bene i problemi del nuovo perché c’erano già nel vecchio? Giusto farlo notare per carità, combattere l’atteggiamento tipico “prima era tutto più bello!”, “quando ero piccolo io c’erano Kenshiro e L’uomo Tigre, altro che Peppa Pig!!” e così via… Sono d’accordo, ma si deve intendere una cosa; quando uscì “Star Wars VI: Il risveglio della forza” a chi osava criticarlo (non io!) gli venivano rinfacciati i problemi della saga prequel, non lo potevi criticare il settimo film, te lo dovevi fare andare bene, perché quello che era stato fatto prima aveva grossi problemi!

Curioso che poi quando sono usciti gli altri seguiti l’atteggiamento propositivo di questa parte del fandom verso questo reboot è completamente cambiato. Il punto è questo: se hai un errore vecchio ed un errore nuovo, questi due fanno patta? No, ne avrai due di errori! Pretendere di accettare i nuovi problemi solo perché ce n’erano già altri prima è come chiedere ad un arbitro che ha fischiato un rigore che non c’era, di fischiarne un altro che non c’è per la squadra avversaria! (che cavolo di paragone mi è venuto?).

Perché i nuovi sono avantaggiati

Io ritengo che dal nuovo bisogna sempre pretendere una qualità maggiore; non mi riferisco tanto all’avanzamento tecnologico ma proprio alla maturazione di chi arriva dopo! Quelli che arrivano dopo coi sequel sono sempre avvantaggiati, hanno la pappa pronta, perché sanno già cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato.

Quali sono i personaggi secondari da utilizzare e quali da scartare, sanno già cosa nel tempo le persone hanno amato di più di un’opera e cosa hanno odiato! Sanno esattamente cosa vogliono, hanno le fantasie e i crucci degli appassionati alla propria mercè, infatti “La Battaglia degli Dei” e quindi poi Dragon Ball Super, al di là di tutti i problemi che hanno avuto, i due hanno certamente imparato dal GT a non ripetere alcuni errori.

Dragon Ball Super ha imparato da Dragon Ball GT, capito Cavernadiplatone?

Ad esempio una cosa che la gente non apprezzò del GT fu la marginalità di personaggi secondari quali Piccolo, Yamcha, Crilin, Muten… In Super sono molto più presenti e la cosa viene particolarmente enfatizzata. Nel GT Vegeta c’è poco… c’è nelle parti più importanti, ma poco, soprattutto prima della fine, e fateci caso, quando Vegeta compariva nella serie GT, la serie si impennava, a riprova di quanto sia un personaggio funzionale.

Quelli di Super se ne sono accorti tanto che lo hanno fatto diventare il coprotagonista assoluto: lui e Goku ormai stanno sempre insieme, sono sposati! (a questo punto potrebbero intitolarlo anche Dragon Ball Yaoi xD). Una cosa che la gente non apprezzò del GT fu la frettolosità di molti eventi cruciali: Super Infatti è stato tante volte superficiale, molto più del GT, ma sicuramente non frettoloso nelle parti importanti.

Un altro aspetto di cui hanno fatto tesoro quelli di Super, che non dipende dal GT, ma semplicemente dal passare degli anni, è quello della famiglia, il fandom di questo tempo voleva vedere le scene familiari, i padri, le mogli, i bambini, i nipoti, e per fare questo si sono accollati un indicibile errore cronologico, quali quello dell’età di Goten e Trunks che non torna minimamente con l’opera originale.

Perché “Ehi ci servono i bambini piccoli per fare le scene di famiglia!” (storia vera!), e non solo non l’hanno corretto quando potevano ma ora ci hanno persino infilato una spiegazione retroattiva che però non torna… o perlomeno non per i Saiyan mezzosangue che abbiamo già visto crescere nell’opera originale!

I grossi problemi di Dragon Ball Super

Insomma è ovvio che Super in alcune cose sia risultato migliore del GT, o comunque più in linea con le aspettative dei fan! Perché avevano già il compitino pronto. Grazie al cavolo! Eppure tanti appassionati, giustamente, durante la prima visione di Dragon Ball Super riscontrarono che molte cose non funzionavano visivamente, registicamente, a livello di caratterizzazione, sonoro, di enfasi delle minacce e delle battaglie, problemi che in un prodotto nuovo sono secondo me un aggravante.

Cose che invece evidentemente funzionavano di più negli adattamenti animati del manga vale a dire Dragon Ball e Dragon Ball Z, oppure nel sequel che all’epoca fu massacrato senza attenuanti, Dragon Ball GT, tanto da farlo andare in piena rivalutazione (a proposito di Cavernadiplatone) generale del prodotto, non positiva, ma più moderata e nel mezzo.

(cosa di cui sono stato contentissimo perché ho sempre reputato validi molti aspetti di questa sfortunata prosecuzione sin dalla prima trasmissione su Italia 1).

Questo ha portato ad un certo punto gli autori di Super a fermarsi e chiedersi “Ehi ma non è che magari qui Dobbiamo rivedere un po’ di cose? Non è che forse forse le battaglie in questa serie sono importanti?” (basti vedere come hanno trattato la prima battaglia di Super, cioè quella tra Goku e Beerus sul pianeta di Re Kaio, per capirlo… <_<).

E signori l’avete visto voi stessi quanto è cambiato questo anime dopo la quarantina di puntate no? Avete visto quanta attenzione hanno dato all’arte e alle battaglie rispetto a prima no?

E con quanti aspetti registici visivi o caratteriali sono tornati indietro, e non per nostalgia (cioè non solo). Parlando in generale l’unico vantaggio che i nuovi sequel o reboot non hanno rispetto ai vecchi è la novità, e fare così tanti anni dopo un sequel, midquel, spin-off o chicchesia sia, comunque qualcosa di nuovo che sia all’altezza dell’opera originale, lo sappiamo, non è facile per niente!

Però auto-abbassarsi le aspettative e diminuire il senso critico, solo perché il vecchio non era perfetto, secondo me non è positivo!

Che Cosa è Dragon Ball Daima?

Dragon Ball Daima: In molti si stanno chiedendo cosa sia questo “Dragon Ball Daima” di cui si sta parlando da ieri quando è uscito il trailer ufficiale di questo nuovo progetto animato.

Dragon Ball Daima che cos'è? E cosa c'entra Dragon Ball Magic?

Dragon Ball Magic

Ma partiamo dal principio. Da tempo giravano voci su un presunto webanime (anche detti ONA ossia Original Net Anime, ma ho il sospetto che questo termine giapponese sia in fase di estinzione) il cui titolo tuttavia non presentava la parola “daima” su cui fra un po’ ci arriveremo, ma bensì “magic”.

Infatti il titolo che ci si aspettava era Dragon Ball Magic, alla fine però Toei Animation ha diffuso il trailer con l’altro titolo. Va tuttavia detto che “daima” potrebbe indicare i kanji “大魔”, il secondo di questi significa “malvagio, demone, maligno” tuttavia è utilizzato anche per indicare maghe e stregoni, quindi potrebbe tranquillamente far riferimento alla magia.

Com’è stato il trailer?

Guarda la mia reaction a caldo del trailer!

Comunque passando al trailer (che come d’abitudine degli ultimi anni riporta con forza il nome dell’autore in storia, chara design e tutto quanto…) lo abbiamo visto tutti, e cosa possiamo dire?

Beh abbiamo visto un botto di cose!

Quello che scopriamo dal trailer è che a tornare bambini saranno tutti e non solo Goku e Kaioshin (forse più che Dragon Ball Daima doveva chiamarsi Chibi Dragon Ball!), c’è pure Vegeta, e vederlo piccolo vicino a Goku (che per l’occasione ha di nuovo il bastone nyoi!) non può che ricordare Goku Jr. e Vegeta Jr. alla fine del GT!

Ma oltre quello vedremo un altro po’ di cose sparse: un albero secolare (sarà l’Yggdrasill o lo Shinju di Naruto?), ammesso che sia un albero, più tizi sconosciuti, forse guardiani del tempo o simili (ormai la corrente narrativa dei vari Xenoverse o Heroes)…

Vediamo la torre di Karin e Il dio dragon Shenron (magari sarà lui che farà tornare bambino tutti quanti, come fece Red Shenron per Goku in GT a causa di Pilaf?

Vediamo anche Babidy e Majin Bu grasso più eventi già avvenuti, quali lo storico scontro tra Goku e Vegeta, ma sono curiosi loro vestiari! Insomma non è che si possa dire molto da questo tipo di trailer, pieni di robe e particolarmente velocizzati, ma possiamo sicuramente dire due cose sull’aspetto tecnico.

Disegni e animazioni di DAIMA

A livello visivo sembra molto convincente, pare facciano uso anche del 3D e lo stile di disegno mi sembra veramente bello!

Sappiamo che è coinvolto Katsuyoshi Nakatsuru, il vecchio character designer di Dragon Ball GT, ma anche della parte di Majin Bu di Dragon Ball Z

Katsuyoshi Nakatsuru torna per Dragon Ball Daima?

(che comunque aveva lavorato anche negli episodi precedenti della serie Z, si pensi all’episodio in cui vediamo Future Trunks SSJ per la prima volta contro Mecha Freezer).

Quindi il trailer a livello di animazioni non sembra per niente male, ora vorrei chiudere l’articolo rispondendo ad alcune affermazioni che ho letto.

Ho notato che molti hanno criticato questo progetto poichè avrebbero preferito avere l’adattamento animato della saga di Moro, disegnata da Toyotaro nel manga di Dragon Ball Super (che ricordiamo al momento è nell’atto finale dell’arco di Cell Max, che abbiamo visto nel film d’animazione Dragon Ball Super: Super Hero).

Premessa: a me non dispiacerebbe vedere l’arco di Moro adattato in anime, però solo a patto che vi sia una grossa rielaborazione e scrittura di buona della saga.

Perchè se ci devono essere quei dialoghi tra Goku e Vegeta che rovinano i loro sviluppi dell’opera originale (e rimango stupefatto che molti non abbiano notato le incoerenze caratteriali di questo arco), e aggiungo, se ci deve essere pure quel finale pessimo, e parlo dell’atto della sconfitta di Moro, che se la tengano pure!

ATTACK ON TITAN LIVE ACTION: Recensione e Analisi

L’attacco dei giganti con attori in carne ed ossa: La delusione del Live Action di Attack on Titan!

Attack on Titan Live Action: Lo sapevate che nel 2015 è stato realizzato un live action de “L’attacco dei Giganti”? Parliamone! Per chi non mi conoscesse sono IRD – Il Recensore Delirante, ed oltre a fare video su YT, ora scrivo anche su un blog tutto mio; a proposito vi invito a leggere l’ultimo articolo da me scritto a proposito di una curiosità sulla serie di Fullmetal Alchemist.

Che cos’è L’attacco dei giganti?

Allora “Shingeki no Kyojin” anche conosciuto come “Attack on Titan”, o da noi “L’attacco dei giganti”, è un manga di Hajime Isayama da cui è stato tratto un anime che è diventato popolarissimo, prodotto inizialmente da studio WIT e successivamente da MAPPA.

Shingeki no kyojin anime studio wit e mappa

Il successo dell’anime è stato decretato non solo dalla particolarità della trama ma anche dalla spettacolarità delle animazioni.

Io personalmente mi sono molto appassionato alla serie animata, in particolare come è proseguita nelle stagioni successive alla prima. Io non sono d’accordo con chi sostiene che questa serie sia calata con le stagioni successive, anzi io penso che sia solo migliorata.

Per quanto riguarda il manga ho letto davvero poco, ora come ora sono fermo al primo volume!

Il Live Action di TOHO

Quindi come da introduzione, nel 2015 viene realizzato un live action, o meglio, un film in due parti: Shingeki no Kyojin: Attack on Titan e Shingeki no Kyokin: End of the world, diretti da Shinji Higuchi, il braccio destro, potremmo dire, di Hideaki Anno; lui infatti ha co-diretto “Shin Godzilla”, ed anche l’anime di “Nadia – Il mistero della pietra azzurra”.

Inoltre è stato l’effettista dei film di Gamera.

Ti secca leggere? Guardati la video-recensione: https://youtu.be/kvXffyDEEeE

Tra le altre cose, in Neon Genesis Evangelion il nome di Shinji Ikari si deve a lui, quindi Shinji deriva da Shinji Higuchi. Questo live action fu un insuccesso e rimase, come posso dire, in Giappone!

Non se n’è parlato molto in Occidente, o meglio se n’è parlato inizialmente, poi è rimasto un po’ nell’ombra, ancora oggi molti non sanno dell’esistenza di questo live action. Io l’ho visto in ritardissimo solo in questi giorni e… non che avessi aspettative, perché ne avevo già sentito parlare in maniera negativa, ma sono rimasto comunque molto deluso.

Personaggi

Armin, Mikasa e Hans

Eren e Mikasa nel live action di SNK

Allora partiamo da zero: Attack On Titan live action si apre con una scena con Eren, Mikasa e Armin, esattamente come succedeva nel manga, però questa scena già ci fa capire che il film apporta molte modifiche ai personaggi.

Infatti il rapporto tra Eren e Mikasa è completamente diverso, se nell’opera originale Eren e Mikasa hanno una sorta di rapporto più o meno tra fratello e sorella acquisiti, qui nel film invece si capisce che tra i due c’è una sorta di sentimento adolescenziale che sta per esplodere.

E Armin… non è biondo! Già, ma poi a quello ci arriverò e ne spiegherò il motivo! Armin è interpretato da Kanata Hongo che era quello che aveva interpretato Nishi nel live action di “Gantz”, ed anche Envy nel live action di “Fullmetal Alchemist”.

Nel film possiamo vedere il personaggio di Jean, possiamo vedere Sasha, che anche qui strafoga mangiando patate, carne e tutto il resto… E poi c’è il personaggio di Hans, interpretato da Satomi Ishihara, che abbiamo già visto e apprezzzato in Shin Godzilla; lei è sputata al personaggio dell’anime-manga, è veramente perfetta!

Hans interpretata da Satomi Ishihara, veramente azzeccata!
(ha avuto un ruolo anche in Shin Godzilla di Hideaki Anno)!

Gli altri invece si differenziano molto, e fra un po’ ci arriviamo.

Reiner o…?

Poi c’è questo tizio qui che è forte ed è un po’ robusto… immagino sia Reiner!?

Reiner, anzi Sannagi nel live action di Shingeki no Kyojin (AOT, SNK)

No! È un tizio che si chiama Sannagi! Questo qui è un personaggio originale di Attack On Titan live action e non è l’unico.

Infatti qui Reiner, Berthold, Conny, Krista e compagnia non ci sono e vengono sostituiti da altri personaggi.

Ad esempio ad un certo punto è comparso un tizio fortissimo col movimento tridimensionale, che è l’arma che nella serie i protagonisti utilizzano contro i giganti, poiché è l’unica arma che permette loro di combatterli; quando arriva questo tizio io ho pensato “Questo qui è Levi!”; gli somigliava pure un po’!

Ed invece è uno che si chiama Shikishima, e che tra l’altro dopo limona con Mikasa, ci arriveremo! Poi ci sono altri personaggi originali come questo Kubal interpretato dal grandissimo Jun Kunimura, poi c’è un altro tizio che si chiama Soda, anche quello interpretato da un attore noto in Giappone vale a dire Pierre Taki, e così via.

Mi aveva stupito che ci fossero così tanti nomi giapponesi in un’opera che in realtà è ambientata in una sorta di Germania alternativa; i nomi infatti nell’opera originale sono perlopiù tedeschi o comunque europei, ed infatti scopro che quella del live action è stata una voluta scelta stilistica di Higuchi.

Higuchi siccome voleva usare solo cast giapponese, ha preferito spostare il mondo di fantasia non più in una sorta di Germania alternativa -anche se non è la Germania, ma vabbè- ma bensì in una sorta di Giappone alternativo, quindi questo è anche il motivo per cui non ci sono biondi nel live action di Attack on Titan, come Armin appunto.

Jun Kunimura nell'attacco dei giganti (Kubal)

Beh, obiettivamente è una scelta che ci può stare in un live action, anzi nell’utilizzo di un cast prettamente nipponico appare la scelta più sensata!

Gli effettivi visivi

Comunque sia quello che mi interessava vedere erano appunto i giganti.

Volevo vedere come li avevano fatti ‘sti benedetti giganti, precisando che il sottoscritto non si era guardato alcun trailer e niente, preferendo guardare direttamente i film senza spoilerarsi o anticiparsi nulla.

Insomma volevo vedere com’erano i giganti!

Titano colossale nel live action di AOT

Come succede nell’anime e nel manga, dopo i preamboli, arriva questo gigante colossale che inizia a spaccare tutto e crea una breccia (n.b.: nell’anime c’è anche il gigante corazzato, qui non c’è, c’è solo il colossale).

Comunque sia arriva questo colossale; appena arriva si affaccia sulle mura come succede nell’anime, ed io, appena l’ho visto, ho pensato “Ok, se questa è la CGI, questo qui interamente non lo vedremo mai! Lo vedremo sempre affacciato!”. Ed infatti è stato così!

Come sappiamo dopo che il colossale crea la frattura nei muri dietro di cui l’umanità vive rinchiusa per proteggersi dai giganti che stanno fuori nel mondo, entrano i giganti “normali”.

Io ero curiosissimo di vedere come li avevano realizzati, ero anche scettico perché pensavo “se il gigante colossale è stato fatto così, allora come li faranno quegli altri?”. Signori e signori, ecco come li hanno fatti:

Non è CGI… Sono persone… Sono Persone truccate in costume che però sono sovrapposte in modo che sembrino giganti!

i giganti sono persone truccate

Praticamente utilizzano uno dei vecchi trucchi con cui realizzavano le serie sui giganti, quali Gamera, Godzilla, eccetera eccetera. Vabbè quindi per riassumere i giganti sono persone in costume con dei filtri digitali ai quali viene impiegata anche un po’ di CGI.

Diciamo che se non si è troppo pretenziosi non è neanche male, però a volte è troppo evidente che sono sovrapposizioni.

Quando i giganti iniziano ad entrare e le persone iniziano tutte a correre, lì devo dire che ci sono alcune scene splatter davvero niente male, ad esempio c’è una scena dove le persone si ammassano tutte in un posto, e lì secondo me hanno tirato fuori delle scene carucce, poi secondo me le scenografie non sono affatto male.

Tutto il resto…

Le musiche sono azzeccatissime; io ho riconosciuto subito Shiro Sagisu: Il musicista di Shin Godzilla ed anche di Neon Genesis Evangelion, Bleach, la serie storica di “Mila e Shiro”; anche i recenti film e serie di Beserk.

Un grandissimo musicista e qui secondo me le sue tracce sono azzeccatissime ed in qualche modo ricordano molto quelle realizzate da Hiroyuki Sawano per l’anime de L’attacco dei Giganti, quindi un’ottima scelta.

A questo punto arriva il gigante donna, diciamo che non l’hanno fatta neanche male. Il gigante donna nell’anime e nel manga, mangia una certa persona, qui invece la persona che viene mangiata è un’altra…. Infatti come dicevo il rapporto tra Eren e Mikasa è molto diverso, anche il fatto dei genitori di Eren, dei genitori di Mikasa, o dei genitori di Armin è molto diverso.

Ecco qui arriva il problema grosso di Attack On Titan Live Action; i problemi di scrittura!

Gigante donna nel live action dell'attacco dei giganti.

Lo sviluppo dei personaggi in questo film è quasi inesistente, il film spreca il tempo per mostrarci elementi di trama inutili, tipo c’è questa Hiana che sta nel gruppo di cadetti con Eren, Jean e gli altri. Questa Hiana però, non dà niente alla storia, ci sono continue scazzottate, c’erano pure nell’anime, ma qui sono infinite. Tra il primo e il secondo ci si perde il conto!

Shikishima sostituisce Levi!

Poi c’è questo Shikishima che è una sorta di Levi, ma più stronzo, che oltre a scazzottare con Eren ogni tanto slinguazza Mikasa…

E la Mikasa di questo film è veramente insignificante, è un personaggio che non funziona.

Eren d’altra parte per alcuni aspetti è simile all’Eren dell’anime, ma siccome loro non hanno enfatizzato il fatto che lui vuole uccidere i giganti.

O meglio, c’è la questione di lui che vuole sterminare i giganti, ma non trasmette quella rabbia, quell’odio che ha nell’anime, e quindi questa cosa IMHO indebolisce la forza del personaggio.

Poi c’è questa scena di questo gigante neonato che è completamente inutile ai fini narrativi, oltretutto nel film, come succedeva anche nell’anime, veniva spiegato che i giganti non hanno un sistema riproduttivo e quindi il gigante neonato stona perché se tu mi metti un gigante neonato mi fai quasi pensare che questi possano crescere!

Quindi il film, non sviluppando i personaggi, dando poche informazioni sui giganti, ma soprattutto sul movimento tridimensionale, e tutte ‘ste cacate di scene inutili, diventa noioso sin da subito.

Poi il film ogni tanto se ne esce con delle scene assurde, ad esempio c’è questa scena dove Sannagi, questo tizio robusto che se ne va in giro a spaccare i piedi dei giganti per farli collassare… Ad un certo punto evita il il braccio di un gigante, lo afferra per il braccio! Sì, afferra un gigante per il braccio e… de facto lo accappotta! (no non me lo sto inventando!)

Cioè praticamente fa la stessa cosa che fa Goku Super Saiyan 4 contro Baby in Dragon Ball GT quando Baby è in stato di Oozaru Gold (cioè in uno scimmione gigante dorato), ma nel contesto di Dragon Ball ha senso, e non perché è un cartone animato, ma perché proprio ha senso nel contesto narrativo di DB!

Qui no, qui sono giganti contro esseri umani normali, cioè ribadendo; questo qui accappotta un gigante a mani nude! Cioè è come se si vedesse uno prendere un camion e lanciarlo… senza senso!

Il primo film si conclude diciamo con il primo momento importante del manga-anime, cioè quando spunta il “gigante d’attacco”. Io cerco di non spoilerare troppo per chi non si è ancora letto o guardato questa serie molto affascinante. Quindi il primo film è interessante all’inizio e alla fine, tutto in mezzo è una noia! Il secondo film ha tutti i problemi del primo ma secondo me è meno peggio.

Anche se molti sostengono che il capitolo 2 sia peggio del 1°, secondo me invece il 2° è meglio. Pure “End of the world” ha infinite scazzottate, momenti in cui i personaggi gridano a squarcia gola, tra l’altro questo è un elemento tipico di molti film giapponesi, elemento che io non amo; intendo questa cosa di gridare e prendersi a cazzotti!

Non lo so, è un aspetto che funziona magari nei manga e negli anime, ma nei film non lo sopporto!

Il secondo film rivela come sono nati i giganti, perché esistono e cosa nasconde il governo. Queste rivelazioni sono completamente inventate, perché all’epoca il manga era ancora in corso d’opera e secondo me qui hanno fatto una cosa buonissima, perché altrimenti avrebbero dovuto aspettare molti anni prima di fare i seguiti.

Diciamo che alcuni aspetti delle rivelazioni somigliano all’opera originale, altre no. Il problema è che queste rivelazioni sono molto inconcludenti, secondo me andava dedicato più tempo piuttosto che alle solite scazzottate!

La fine di shingeki no kyojin (live action)

I combattimenti del secondo film tra il gigante d’attacco -che chi segue l’opera conosce bene- ed un altro gigante inventato nel film non sono proprio malissimo, dai! Diciamo che è una puntata dei Power Rangers in grande stile!

Ovviamente il “Gigante colossale”, come avevo previsto, lo si vede solo affacciato per tutto il tempo!

Quindi niente, il film ha una conclusione tutta sua e questa secondo me non è una cosa negativa, viene lasciata qualche porta aperta, ed il secondo film insomma è leggermente meno peggio del primo.

Qualcosina si guarda ma nel totale è una vera delusione, mi dispiace anche perché secondo me questo live action non è esecrabile come “Dragon Ball Evolution”, “I Cavalieri dello Zodiaco” o quello di “Death Note” di Netflix, perché questo è brutto, ma avrebbe potuto funzionare!

E perciò è perlopiù una delusione!

Quindi ditemi se l’avete visto, o se lo guarderete e fatemi sapere cosa ne pensate commentando questo articolo!

QUAL È LA NINA MIGLIORE DI FULLMETAL ALCHEMIST?

Nina Tucker, qual è la Nina più riuscita dei due anime?

La Nina migliore: L’ultima volta in questo blog abbiamo parlato dell’anime di Kenshin samurai vagabondo del 2023, ora vorrei spostarmi su un quesito che riguarda FMA, una curiosità:

La storia di Nina Tucker, converrete con me, è una delle più inquietanti di “Fullmetal Alchemist” (Hagane no renkinjutsushi) il manga di Hiromu Arakawa, di cui esistono due versioni anime.

Una del 2003 “Fullmetal Alchemist”, ed una del 2009 “Fullmetal Alchemist: Brotherhood”, entrambe prodotte dallo studio d’animazione BONES.

Ad essere pignoli esiste anche una terza trasposizione che è quella dei live action, e la parte di Nina la troviamo nel primo dei tre film, ma qui parliamo degli anime.

Premettendo che entrambe le versioni trasposte di questa parte sconvolgente dell’opera dell’Arakawa, sono una bomba, qual è delle due la migliore? A mio dire, la parte migliore di Nina è quella dell’anime del 2003, perché il personaggio viene contestualizzato in episodi precedenti!

Come ad esempio quella del parto della moglie di Hughes, o quando Edward ottiene il titolo di alchimista d’acciaio, di conseguenza ci si affeziona al personaggio di Nina.

Guarda la versione Youtube Shorts!

Nella puntata in cui succede quel che succede, nel primo anime, grazie alla rielaborazione fatta dagli sceneggiatori e dalla regia. Non ci si aspetta mai che stia per accadere qualcosa (come invece accade nel manga, nel Brotherhood o nel live action), e questo soprattutto nella prima visione ha un impatto devastante!

Quindi me per la prima versione di questa parte di storia è quella più riuscita!

Ma ribadisco anche la versione del secondo anime è scioccante ed efficace, Studio Bones ha fatto un lavoro eccellente con entrambe le trasposizioni! Ad onor del vero debbo dire che non è malaccia anche la versione in live action del 2017 di Fumihiko Sori.

E voi? Quale delle due trasposizioni di Nina preferite di più? Toglietemi questa curiosità e fatemelo sapere nei commenti. 🙂

KENSHIN ANIME 2023: Qual è l’arco più atteso?

Kenshin anime 2023

Kenshin anime 2023: Mettendo un attimino da parte Dragon Ball Super, vorrei parlare di “Kenshin samurai vagabondo” di cui da diversi mesi è iniziato il nuovo anime, mentre da noi è in corso la ristampa di Star Comics del manga di Nobuhiro Watsuki, che è nel pieno dell’arco di Kyoto.

Kenshin è un titolo che consiglio caldamente a chi non lo conosce!

Io non sono sempre entusiasta di questi rifacimenti o riadattamenti; come sappiamo è già stato fatto un anime a fine anni 90 di Kenshin di cui ho anche parlato anni fa in un video intitolato “KENSHIN – L’ANIME CHE NON CI È ARRIVATO”, che fu anche trattato in un articolo di AnimeClick.

Però bisogna ammettere che Kenshin samurai vagabondo è uno di quei manga che tutto sommato non avendo avuto una trasposizione né fedelissima e soprattutto né completa si può prestare a nuovi adattamenti anche per il sottoscritto. Io ho visionato tutti gli episodi finora andati in onda, siamo appena giunti alla fine dell’arco di Aoshi e Megumi, e devo dire che per adesso non è niente male.

Le animazioni a suo modo sono modeste! A volte a scatti certo, ma la regia le valorizza, i disegni pure sono buoni! Per fortuna la Liden Films non ha optato per il modello cel shading usato per “Berserk” (ho ancora gli incubi per quell’adattamento!).

Ti scoccia leggere tutto? Guardati la versione video! =)

Il nuovo anime di Kenshin samurai vagabondo del 2023 è molto fedele al manga, forse il lato comico è stato leggermente limato rispetto all’originale. Fino a qualche episodio fa non mi convincono ancora del tutto le musiche, tuttavia episodio dopo episodio inizio ad apprezzarle sempre di più! Per quanto riguarda l’opening non mi dice assolutamente niente, all’episodio 13 posso dire di non essermici invaghito, e se penso a quella storica indimenticabile “Sobakasu“, questa nuova ne esce con le ossa rotte!

Un’altra cosa che non è indolore di Kenshin anime 2023 è la nuova voce giapponese di Kenshin Himura. Anche perché quella storica era una donna, quindi c’è da abituarsi, ma per il resto va benissimo come scelta. Detto questo aspetto di vedere gli archi successivi, anche perché le parti iniziali debbo dire non sono tra le mie preferite! Ecco a proposito di questo; qual è l’arco che attendete di più di vedere animato?

Il nuovo anime di Kenshin Samurai vagabondo del 2023

Io la saga che attendo di più animata è, non tanto l’arco di Kyoto, forse la parte migliore in assoluto, ma quello di Enishi, giusto perché non è mai stato adattato, o meglio, è stato adattato nel quarto film cinematografico della saga live Action “Rurouni Kenshin: The Final” (dove Enishi è interpretato da Mackenyu, interprete tra le altre cose di Scar, Seiya e Zoro rispettivamente nei live action di Fullmetal Alchemist, Knights of the Zodiac e One Piece) che a me è piaciuta molto, mentre in anime era stata adattata solo la parte finale, quella sulla spiaggia, nell’OAV “Capitolo del tempo”.

L’anime storico si bloccava all’arco di Kyoto e poi dato che il manga era in corso d’opera all’epoca, proseguì con degli archi anime original, cioè inventati dall’anime, tipo quello sui religiosi (che non era malissimo insomma!). Nel frattempo poi era cambiato anche lo studio d’animazione, si era passati da Gallop a Studio Deen, e poi continuava con degli OAV che avevano un taglio visivo e delle atmosfere differenti.

Uno era “Memorie del passato” quello su Tomoe, che secondo me è stratosferico da ogni punto di vista, infine il già menzionato “Capitolo del tempo” che riprendeva qualcosa dal manga, e poi tutto il resto era creato per lo più da zero.

Kenshin samurai vagabondo OAV Capitolo del tempo; una delusione!

Per me è stata una delusione in quanto è troppo Kaoru centrico, non che Kaoru sia un brutto personaggio, anzi… Perde tempo con vecchi flashback, è eccessivamente melodrammatico, ed anche spietato nella sua conclusione.

Nonostante tutto però, quel poco dell’arco di Enishi che è stato adattato, è una bomba; la regia di Furuhashi è ben visibile, monologhi a profusione, espressioni curate al dettaglio e via dicendo.

Però ecco, sostanzialmente eccetto che nel live action, l’arco di Enishi in anime non è mai stato adattato completamente, essendo forse l’arco più lungo di tutta la serie, o comunque è più o meno sui livelli di quello di Kyoto; circa 10-11 volumi…

Quindi si sarà capito è la parte che attendo di più, inoltre nel frattempo l’autore ha creato dei seguiti, uno addirittura in corso d’opera che chissà, magari potrebbero aggiungersi a questo nuovo adattamento? E voi? Fatemi sapere qui sotto all’articolo nei commenti se lo state seguendo, se vi sta piacendo, se avete mai letto il manga, se invece avete visto il vecchio anime o qualcuno dei vecchi OAV, e soprattutto cosa vi aspettate!

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