Inuyashiki – L’ultimo eroe: quando la fantascienza diventa critica sociale

Inuyashiki: L’uomo dietro il robot

Inuyashiki recensione

Ichiro Inuyashiki è un uomo di 58 anni che porta male gli anni. Non si sente realizzato e percepisce di non essere più apprezzato dalla sua famiglia: la moglie e i due figli, in particolare la figlia adolescente Mari. Dubita persino che gli vogliano ancora bene. La sua vita sembra scivolare nell’indifferenza, come se fosse un’ombra nella sua stessa casa.

Un incontro inquietante

Un giorno, tornando a casa con il figlio, vedono un uomo in pericolo contro dei malviventi. Nessuno interviene, nemmeno Ichiro, scoraggiato dall’indifferenza del figlio. Più tardi, Ichiro scopre di avere un cancro terminale e gli resta poco da vivere. La sua vera paura? Che alla sua famiglia non importi della sua morte. Teme che non piangeranno nemmeno, una paura che lo spaventa più della morte stessa.

Un incidente che cambia tutto

La sera, al parco, Ichiro viene colpito da qualcosa di extraterrestre insieme a un giovane ragazzo. Gli alieni, durante una ricognizione, distruggono accidentalmente i corpi dei due e, per evitare problemi con i superiori, li ricostruiscono con la loro avanzatissima tecnologia. Quando Ichiro si risveglia, il cancro è scomparso, ma lui non è più umano: è diventato un robot alieno con la sua mente ancora intatta.

Le nuove abilità di Ichiro

Scopre le sue nuove abilità quando difende un senzatetto da dei teppisti. Nonostante la goffaggine, Ichiro riesce a sconfiggerli grazie al suo scheletro robotico che gli permette di collegarsi alla rete, emulare funzioni informatiche e prendere controllo dei social. Pubblica online le malefatte dei teppisti, rovinando la loro reputazione. Questo evento segna l’inizio di una nuova vita per Ichiro, che decide di usare i suoi poteri per salvare persone in difficoltà. La sua tecnologia avanzata gli permette persino di captare i lamenti delle persone che chiedono aiuto e di individuarli.

Hiroshi Shishigami: il lato oscuro dei poteri

Il giovane e inquietante Hiro

Il giovane Hiroshi Shishigami, anch’esso trasformato dagli alieni, scopre i suoi poteri ma li usa in modo molto diverso da Ichiro. Hiroshi, detto Hiro, cerca di far tornare a scuola un compagno di classe bullizzato, Ando, e gli mostra cosa è in grado di fare con la sua tecnologia. Può colpire uccelli e persone a distanza semplicemente emulando il gesto di una pistola, ha il controllo informatico, e può persino prelevare dai bancomat senza avere conti, semplicemente comunicando con le altre macchine.

Può addirittura volare, guarire malattie come il cancro, sterminare plotoni di polizia e squadre d’assalto, spostare macchine o tirare giù aerei semplicemente gesticolando, un po’ come faceva Sakata -il maestro-. Insomma, Hiro è un vero e proprio dio sceso in terra.

Un gioco pericoloso

Hiroshi sembra completamente distaccato da ciò che gli sta accadendo, si comporta come nulla fosse, in fondo questo gioco gli piace, ricorda un po’ Nishi. Malgrado si chiami Hiroshi, detto Hiro, appassionato di manga come One Piece, si commuove quando li legge, non usa i suoi poteri per salvare le persone, ma al contrario per ucciderle. Hiro sceglie casualmente delle case e uccide chiunque trovi al loro interno, anche i bambini, comportandosi come un bambino che ammazza formiche.

Curioso che da una parte si commuova a vedere le gesta eroiche dei personaggi benevoli nei manga, e poi nella realtà faccia esattamente l’opposto. Uccidere è l’unica cosa che lo fa sentire vivo.

Un’opera tra manga e anime

Dal manga all’anime

“Inuyashiki” di Hiroya Oku è un manga del 2014 composto da 10 volumi, pubblicato in Italia da Panini. L’anime, prodotto da MAPPA nel 2017, adatta tutti i capitoli del manga in 11 episodi ed è disponibile su Prime Video. La regia di Shuhei Yabuta e le animazioni di Keiichi Sato, con le musiche di Yoshihiro Ike, rendono giustizia all’opera, nonostante l’uso estensivo di CGI. Le sigle poi sono belle, c’è poco da dire!

Velocità e perdita di dettagli

Tuttavia, l’anime perde alcune delle sfumature del manga a causa del ritmo veloce, che a volte fa perdere l’enfasi degli eventi. Le sensazioni trasmesse attraverso le pagine del manga, capaci di far venire la pelle d’oca, sono difficili da replicare in animazione. A questo si aggiunge la pretesa dell’anime di adattare tutti e 10 i volumi in soli 11 episodi, quasi una puntata per tankobon! Se è vero che Hiroya Oku ha uno stile molto pittoresco nel disegnare i capitoli, facendo largo uso di inquadrature, espressioni e sfondi -spesso anche reali-, permettendo quindi di trasporre molti capitoli del manga in un unico episodio dell’anime, è pure vero che l’anime rende così veloci gli eventi, che a volte ne fa perdere l’enfasi. Tal volta il senso di rush nell’anime è così forte che ci si annoia in qualche punto, cosa che a mio dire mai accade nel manga.

Tecnologia e umanità

La fantascienza realistica di Oku

Un tema ricorrente nelle opere di Oku è l’uso della tecnologia aliena che trasforma gli esseri umani in superumani. I corpi meccanici di Ichiro e Hiro sono simili alle tute nere di “Gantz”: amplificano le caratteristiche intrinseche dei personaggi. Ichiro, empatico e altruista, usa i suoi poteri per fare del bene. Hiro, invece, sociopatico sin da piccolo, li usa per uccidere.

Un aspetto che mi fa impazzire è il fatto che i corpi meccanici siano in grado di replicare e comunicare coi servizi di telefonia mobile, addirittura emulando l’interfaccia dei cellulari. Questi scheletri cibernetici alieni che i due protagonisti di Inuyashiki si ritrovano, in fondo non sono poi tanto diversi dalle tute nere dell’opera più famosa di Oku; una volta indossata la tuta nera di Gantz, i poteri dipendono dalla forza d’animo della persona, a prescindere da quali abilità avesse prima. Anche per i corpi meccanici di Inuyashiki la solfa è più o meno quella.

Malgrado i corpi, i due protagonisti esprimono la loro natura: Ichiro ha sempre voluto aiutare la gente e fare del bene, è sempre stato empatico, soffre nel profondo nel vedere le ingiustizie anche di illustri sconosciuti. Al contrario, Hiro mostrava sin da piccolo segnali di natura sociopatica; uccideva gli animali per divertimento, un giorno vide un uomo finire sotto le rotaie, questo evento lo fece ossessionare alla morte, sognava di uccidere. I loro corpi meccanici in fondo li hanno solo messi nelle condizioni di poter esprimere il loro modo di essere!

Il ruolo dei social

La critica ai social media

Un tema ricorrente nelle opere di Oku è il cinismo dei social media, dove vediamo scorrere commenti pieni di indifferenza e cattiveria scritti da persone nascoste dietro un nickname. Una delle mie parti preferite di Inuyashiki è quando Hiro, ormai conosciuto dal Giappone intero per la sua follia omicida, vede la propria vita e quella della madre scandagliata dai media. Tutto ciò che è loro viene diffuso, spogliati della propria vita e di tutte le vicende familiari, vengono letti persino gli annuari delle elementari di Hiro. Questo porta la madre di Hiro a suicidarsi per la vergogna e il dolore. Hiro legge i commenti di disprezzo contro la madre su nichannel, un famoso forum giapponese in cui è possibile postare nel totale anonimato.

I commentatori incolpano la povera madre di Hiro per ciò che lui è diventato, ridono del suo dolore ed esultano alla sua morte. Le abilità di Hiro gli permettono di individuare questi commentatori anonimi, di collegarsi ai loro dispositivi e di ucciderli a distanza. I commentatori mostrano un cinismo ed una cattiveria che in questo punto fanno quasi venire voglia di fare il tifo per Hiro.

Considerazioni finali

Problemi di adattamento

“Inuyashiki – L’ultimo eroe” non è evidentemente una serie perfetta, tuttavia quanto agli eventi finali trovo che sia proprio il punto in cui il rush dell’anime crei problemi. Mi riferisco alla parte dell’asteroide. La narrazione è così veloce che sembra che a nessuno freghi della fine del mondo. Nel manga invece c’era la giusta gradualità, e si percepiva la paura e l’angoscia. Divertente in entrambi i media la presenza dell’allora Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che in occasione dell’armageddon, conscio ormai della fine ineluttabile, si spoglia di tutta la sua pochezza.

Il live action

Esiste anche un live action del 2018, inedito in Italia, in cui Kanata Hongo, che ha interpretato Nishi nel live action di “Gantz”, interpreta Ando. Un dettaglio interessante per gli appassionati. Kanata Hongo, che ha anche doppiato Ando nell’anime, mostra una versatilità impressionante.

Conclusione

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